La corporeità rappresenta la qualità che ogni essere umano attribuisce al proprio corpo, il suo senso di appartenenza alle cellule che lo costituiscono “essere nel mondo” (Merlaux- Ponty).
Senza il nostro corpo, ovvero il nostro vivere, nessuno potrebbe lasciare un segno il quale, anche senza il corpo, i posteri potranno tenere “vivo”. L’esistenza è quindi necessaria per rappresentare qualcosa di noi che anche in futuro abbia un senso, alle volte più famoso che nel presente.
Ma il corpo è il qui e adesso di ogni esperienza, anche puramente intellettuale, è intelligenza fatta immagine, la mente di ognuno di noi, probabilmente può avere infinite connessioni con il Cosmo, l’Universo, l’Essere, ma senza il corpo non può averle con la Terra e senza l’esistenza non può pensare le connessioni di cui sopra.
L’essere nel mondo è quindi il principio che ci fa appartenere a una responsabilità, la quale probabilmente si nutre dei prodotti e dei principi della Terra Madre, quindi la prima responsabilità è il nostro benessere, sono i principi umanistico-esistenziali della scala dei bisogni (May, Rogers, Maslow…..).
Questi principi sono anche le responsabilità di colui o coloro che detengono a loro dire il potere politico-sociale, che aprono le strade all’intelligenza e alle iniziative dei singoli o dei gruppi al benessere sociale e di se stessi, attraverso diritti e doveri che regolano la Comunità, da loro stessi stabiliti come, speriamo sempre, rappresentanti del Popolo.
In ultima analisi le prima responsabilità individuali sono verso il nostro primo luogo di esistenza: il corpo e verso il nostro corpo sociale e affettivo: la famiglia, gli amici, la società immediata, patriottica e mondiale e, perché no, universale.
CORPO E BENESSERE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO
Il movimento corporeo è il mezzo e il modo di relazione fisica, oggettuale, con il tutto che ci circonda; è quindi la comunicazione e lo scambio di gesti e doni per eccellenza i quali abbiano, si spera, un principio di crescita biologica e spirituale sia per chi invia che per chi riceve.
Il corpo umano è soggetto a leggi fisico-energetiche che vengono messe in atto dalla volontà di agire, ovvero di muoversi, ovvero di dare effetto a ciò che si pensa di fare.
Queste leggi sono dei principi anatomo-fisiologici, meccanici e culturali che solo volontà e intelligenza possono portare ad essere utili e costruttivi di un benessere personale e collettivo. Cerchiamo di individuarli, anche perché le divisioni tra mente e corpo, che già Platone cercò di colmare, che Aristotele cercò di razionalizzare, che Freud cercò di eliminare attraverso la razionalità, per lui e molti posteri, dell’inconscio, che oggi esplodono in atti violenti di una umanità scissa dalla Terra Madre di Tutti, ma legata alla dittatura di un principio, dovrebbero a mio avviso essere superate dal bello di esistere. E’ vero che il corpo ci abbandonerà, ma bisogna vedere come, come ci ha seguito e come gli abbiamo dato il modo di rappresentarci, di essere la nostra immagine.
1. L’essere umano è un animale a stazione eretta. Con notevole sforzo, in milioni di anni, l’essere umano è arrivato a essere un bipede eretto, la sua relazione con il mondo e con se stesso si struttura su questa condizione che, se ben dosata e allenata, è anche sinonimo di salute e funzionalità fisiologica. Questo principio sta lentamente perdendo la naturalità di benessere; l’era cibernetico-digitale sta entrando nel vantaggio delle relazioni, il rapporto mente-movimento corporeo è sempre più fatto di bottoni e non di muscoli. Temo che prima o poi l’uomo non abbia più bisogno del corpo.
2. Metabolizzare bene è sinonimo di salute. L’organismo che funziona bene, anabolizza e catabolizza secondo il suo fabbisogno, è una struttura (=sistema dotato di autoregolazione e di autoriproduzione) complice del proprio essere al mondo. Se lo facciamo lavorare (con l’esercizio fisico) leggermente sopra del suo fabbisogno quotidiano, gli forniamo anche una riserva compensatrice di eccessi imprevisti o meno.
3. L’esercizio fisico mantiene più a lungo gli organi vitali. E’ vero, purché lo si svolga come una creativa e costante abitudine igienica, senza eccessi incontrollati.
4. Lo sport (anche agonistico) porta il corpo umano al massimo dell’efficienza. E’ vero anche questo, i limiti vanno raggiunti e superati, ma se mal gestiti e controllati creano dei compromessi improvvisi o futuri a volte difficili da equilibrare, anche a livello meramente mentale.
5. Lo sport fa bene. E’ vero anche questo, se uniformato al terzo e al quarto schema.
6. Molte persone campano bene e a lungo senza fare sport, fumando, bevendo alcolici a piacimento e conservando una vispa intelligenza. E’ una più unica che rara ma reale eccezione, in fede non consiglierei a nessuno di provarlo.
7. La ginnastica e lo sport sono discipline professionali. Questo schema è il solo a garantire il benessere, nessuno può essere un buon medico senza le prassi di studio e di esperienza per divenirlo, ma nessun medico può essere insegnante di ginnastica o allenatore senza le prassi, spesso parallele per formazione, ma legate all’esperienza tecnica e creativa “sul campo”.
8. La formazione è la garanzia del benessere legato al movimento. Legato allo schema n.7, questa prassi ha il dovere di essere sempre viva, presente, supervisionata e garantita. Dopo e durante ciò, ognuno si può creativizzare sui principi scientifici e tecnici di garanzia, grazie al suo mondo quotidiano e al sapere che ogni giorno non è uguale all’altro e soprattutto che le persone non sono tutte uguali.
9. La formazione è multidisciplinare. La persona, se ci occupiamo di corporeità, non è mai divisa da emozioni, sentimenti, idee, affetti, volontà, sessualità, etica, educazione, razionalità, euforia o depressione, serenità o malcontento, solarità o sfiducia, bisogna essere tutte queste cose e oltre, per essere un professionista della corporeità.
10. Il corpo non mente mai. E’ vero, ma bisogna saperlo leggere, a saper scrivere con esso.
11. La corporeità e l’efficienza del corpo sono del tutto personali. Insegnare è una professione perché gli insegnanti devono fare tesoro della propria esperienza, ma non essere dittatori di un metodo, i corpi non sono uguali alle convinzioni dell’istruttore, l’intervento è centrato sulla persona, non sul metodo.
12. Il corpo ha bisogno di rispetto. Soprattutto quello degli altri, se siamo insegnanti, ma anche quello di ognuno di noi, se siamo esseri umani, forse da qui parte tutto.
13. Il corpo è un catalizzatore e un dispensatore energetico anche di ciò che sembra, o è, invisibile. Verissimo, dalle antichissime o meno filosofie e tecniche di movimento orientali, compresa la meditazione, alla medicina cinese, alla contemporanea neuroscienza, passando per le leggi della termodinamica, la tesi bioenergetica di Reich, domesticata da Lowen, la psicologia religiosa dei grandi Dottori della Chiesa, la scienza psicologica in generale e nei vari approcci metodologici; tutti hanno intuito, sentito e spesso capito tutto ciò. Molti ricercatori hanno anche evidenziato dimostrazioni “oggettive” razionali e “ponderali”. Il “cervello viscerale”, il “campo semantico”, l’”aurea”, il “campo eterico”, il “carisma”, il “plagio”, la “circonvenzione di incapace”, la “psicosomatica”, le “dinamiche psichiche” e così via, hanno tutte connessioni più o meno evidenti con lo schema in questione. Sta a noi, in effetti, essere disponibili o meno a capire, con rigore razionale, buon senso e mente aperta, magari consultando esperti riconosciuti e soprattutto non discriminanti e dittatori, se volessimo addentrarci nello studio e nell’esperienza delle nostre energie apparentemente invisibili ma, a mio avviso, semplicemente inconsce, senza essere di parte. Un consiglio ce lo fornisce anche la filosofia moderna, la quale con Husserl suggerisce di fare “taglio” di ogni filtro culturale-sistemico, sempre rimanendone istruiti e mai schiavi, per entrare nella “fenomenologia della percezione” ovvero, spero di bene interpretare, sentire le informazioni e gli stimoli di qualsiasi natura per come il nostro corpo li riceve, prima di ogni elaborazione acquisita nella memoria delle opinioni e dei giudizi, forse un po’ come quando eravamo bambini. Il nostro corpo, cellularmente parlando, è sempre una carta assorbente, sentire per come siamo potrebbe essere d’aiuto per capire “l’informazione energetica”. L’energia, lo sappiamo, muove, sposta e trasforma tutto ciò che incontra. Millenni fa tutti ne avevano tranquilla e ovvia esperienza anche, a mio avviso, i grandi artisti. Da Galileo in poi, si è cercato di darne la “dimensione oggettiva”. Informazione significa “azione che forma dentro”.
Di: Prof.Claudio Fassari (Diplomato Isef, Laureato IUSM, Istruttore Federale FGI, Laureato in Pedagogia, Psicologo)
Senza il nostro corpo, ovvero il nostro vivere, nessuno potrebbe lasciare un segno il quale, anche senza il corpo, i posteri potranno tenere “vivo”. L’esistenza è quindi necessaria per rappresentare qualcosa di noi che anche in futuro abbia un senso, alle volte più famoso che nel presente.
Ma il corpo è il qui e adesso di ogni esperienza, anche puramente intellettuale, è intelligenza fatta immagine, la mente di ognuno di noi, probabilmente può avere infinite connessioni con il Cosmo, l’Universo, l’Essere, ma senza il corpo non può averle con la Terra e senza l’esistenza non può pensare le connessioni di cui sopra.
L’essere nel mondo è quindi il principio che ci fa appartenere a una responsabilità, la quale probabilmente si nutre dei prodotti e dei principi della Terra Madre, quindi la prima responsabilità è il nostro benessere, sono i principi umanistico-esistenziali della scala dei bisogni (May, Rogers, Maslow…..).
Questi principi sono anche le responsabilità di colui o coloro che detengono a loro dire il potere politico-sociale, che aprono le strade all’intelligenza e alle iniziative dei singoli o dei gruppi al benessere sociale e di se stessi, attraverso diritti e doveri che regolano la Comunità, da loro stessi stabiliti come, speriamo sempre, rappresentanti del Popolo.
In ultima analisi le prima responsabilità individuali sono verso il nostro primo luogo di esistenza: il corpo e verso il nostro corpo sociale e affettivo: la famiglia, gli amici, la società immediata, patriottica e mondiale e, perché no, universale.
CORPO E BENESSERE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO
Il movimento corporeo è il mezzo e il modo di relazione fisica, oggettuale, con il tutto che ci circonda; è quindi la comunicazione e lo scambio di gesti e doni per eccellenza i quali abbiano, si spera, un principio di crescita biologica e spirituale sia per chi invia che per chi riceve.
Il corpo umano è soggetto a leggi fisico-energetiche che vengono messe in atto dalla volontà di agire, ovvero di muoversi, ovvero di dare effetto a ciò che si pensa di fare.
Queste leggi sono dei principi anatomo-fisiologici, meccanici e culturali che solo volontà e intelligenza possono portare ad essere utili e costruttivi di un benessere personale e collettivo. Cerchiamo di individuarli, anche perché le divisioni tra mente e corpo, che già Platone cercò di colmare, che Aristotele cercò di razionalizzare, che Freud cercò di eliminare attraverso la razionalità, per lui e molti posteri, dell’inconscio, che oggi esplodono in atti violenti di una umanità scissa dalla Terra Madre di Tutti, ma legata alla dittatura di un principio, dovrebbero a mio avviso essere superate dal bello di esistere. E’ vero che il corpo ci abbandonerà, ma bisogna vedere come, come ci ha seguito e come gli abbiamo dato il modo di rappresentarci, di essere la nostra immagine.
1. L’essere umano è un animale a stazione eretta. Con notevole sforzo, in milioni di anni, l’essere umano è arrivato a essere un bipede eretto, la sua relazione con il mondo e con se stesso si struttura su questa condizione che, se ben dosata e allenata, è anche sinonimo di salute e funzionalità fisiologica. Questo principio sta lentamente perdendo la naturalità di benessere; l’era cibernetico-digitale sta entrando nel vantaggio delle relazioni, il rapporto mente-movimento corporeo è sempre più fatto di bottoni e non di muscoli. Temo che prima o poi l’uomo non abbia più bisogno del corpo.
2. Metabolizzare bene è sinonimo di salute. L’organismo che funziona bene, anabolizza e catabolizza secondo il suo fabbisogno, è una struttura (=sistema dotato di autoregolazione e di autoriproduzione) complice del proprio essere al mondo. Se lo facciamo lavorare (con l’esercizio fisico) leggermente sopra del suo fabbisogno quotidiano, gli forniamo anche una riserva compensatrice di eccessi imprevisti o meno.
3. L’esercizio fisico mantiene più a lungo gli organi vitali. E’ vero, purché lo si svolga come una creativa e costante abitudine igienica, senza eccessi incontrollati.
4. Lo sport (anche agonistico) porta il corpo umano al massimo dell’efficienza. E’ vero anche questo, i limiti vanno raggiunti e superati, ma se mal gestiti e controllati creano dei compromessi improvvisi o futuri a volte difficili da equilibrare, anche a livello meramente mentale.
5. Lo sport fa bene. E’ vero anche questo, se uniformato al terzo e al quarto schema.
6. Molte persone campano bene e a lungo senza fare sport, fumando, bevendo alcolici a piacimento e conservando una vispa intelligenza. E’ una più unica che rara ma reale eccezione, in fede non consiglierei a nessuno di provarlo.
7. La ginnastica e lo sport sono discipline professionali. Questo schema è il solo a garantire il benessere, nessuno può essere un buon medico senza le prassi di studio e di esperienza per divenirlo, ma nessun medico può essere insegnante di ginnastica o allenatore senza le prassi, spesso parallele per formazione, ma legate all’esperienza tecnica e creativa “sul campo”.
8. La formazione è la garanzia del benessere legato al movimento. Legato allo schema n.7, questa prassi ha il dovere di essere sempre viva, presente, supervisionata e garantita. Dopo e durante ciò, ognuno si può creativizzare sui principi scientifici e tecnici di garanzia, grazie al suo mondo quotidiano e al sapere che ogni giorno non è uguale all’altro e soprattutto che le persone non sono tutte uguali.
9. La formazione è multidisciplinare. La persona, se ci occupiamo di corporeità, non è mai divisa da emozioni, sentimenti, idee, affetti, volontà, sessualità, etica, educazione, razionalità, euforia o depressione, serenità o malcontento, solarità o sfiducia, bisogna essere tutte queste cose e oltre, per essere un professionista della corporeità.
10. Il corpo non mente mai. E’ vero, ma bisogna saperlo leggere, a saper scrivere con esso.
11. La corporeità e l’efficienza del corpo sono del tutto personali. Insegnare è una professione perché gli insegnanti devono fare tesoro della propria esperienza, ma non essere dittatori di un metodo, i corpi non sono uguali alle convinzioni dell’istruttore, l’intervento è centrato sulla persona, non sul metodo.
12. Il corpo ha bisogno di rispetto. Soprattutto quello degli altri, se siamo insegnanti, ma anche quello di ognuno di noi, se siamo esseri umani, forse da qui parte tutto.
13. Il corpo è un catalizzatore e un dispensatore energetico anche di ciò che sembra, o è, invisibile. Verissimo, dalle antichissime o meno filosofie e tecniche di movimento orientali, compresa la meditazione, alla medicina cinese, alla contemporanea neuroscienza, passando per le leggi della termodinamica, la tesi bioenergetica di Reich, domesticata da Lowen, la psicologia religiosa dei grandi Dottori della Chiesa, la scienza psicologica in generale e nei vari approcci metodologici; tutti hanno intuito, sentito e spesso capito tutto ciò. Molti ricercatori hanno anche evidenziato dimostrazioni “oggettive” razionali e “ponderali”. Il “cervello viscerale”, il “campo semantico”, l’”aurea”, il “campo eterico”, il “carisma”, il “plagio”, la “circonvenzione di incapace”, la “psicosomatica”, le “dinamiche psichiche” e così via, hanno tutte connessioni più o meno evidenti con lo schema in questione. Sta a noi, in effetti, essere disponibili o meno a capire, con rigore razionale, buon senso e mente aperta, magari consultando esperti riconosciuti e soprattutto non discriminanti e dittatori, se volessimo addentrarci nello studio e nell’esperienza delle nostre energie apparentemente invisibili ma, a mio avviso, semplicemente inconsce, senza essere di parte. Un consiglio ce lo fornisce anche la filosofia moderna, la quale con Husserl suggerisce di fare “taglio” di ogni filtro culturale-sistemico, sempre rimanendone istruiti e mai schiavi, per entrare nella “fenomenologia della percezione” ovvero, spero di bene interpretare, sentire le informazioni e gli stimoli di qualsiasi natura per come il nostro corpo li riceve, prima di ogni elaborazione acquisita nella memoria delle opinioni e dei giudizi, forse un po’ come quando eravamo bambini. Il nostro corpo, cellularmente parlando, è sempre una carta assorbente, sentire per come siamo potrebbe essere d’aiuto per capire “l’informazione energetica”. L’energia, lo sappiamo, muove, sposta e trasforma tutto ciò che incontra. Millenni fa tutti ne avevano tranquilla e ovvia esperienza anche, a mio avviso, i grandi artisti. Da Galileo in poi, si è cercato di darne la “dimensione oggettiva”. Informazione significa “azione che forma dentro”.
Di: Prof.Claudio Fassari (Diplomato Isef, Laureato IUSM, Istruttore Federale FGI, Laureato in Pedagogia, Psicologo)